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apr 21, 2017
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La vegli pasquale ci ha portato la gioia di molti fratelli e sorelle che hanno ricevuto il battesimo.
mar 23, 2017
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Dall'inizio di Febbraio don Bruno Soppelsa  non è più a Chaehom, dove è stato per cinque anni, ma ha iniziato il suo ministero a Lamphun
mar 16, 2017
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Un luogo, le persone, la fede e la Parola.

Croce di Aquileia
 

Il primo funerale

Nokheo  “germoglio prezioso” aveva 88 anni. Battezzata col nome di Teresa era la più anziana dei cattolici che risiedono a Lamphun. Dei dieci figli, tre erano stati battezzati ma poi per mancanza di una comunità cristiana nella città, senza una chiesa a cui fare riferimento, erano tornati alla loro tradizione buddista originaria.

Dall’inizio della mia presenza a Lamphun ero andato spesso a trovarla, portandole l’eucarestia alla domenica: era l’occasione per conversare con i figli e i vicini.

            Abbiamo celebrato il funerale buddista, non c’era modo di fare diversamente. Noi piccolo gruppo di cattolici non abbiamo ancora chiesa, cimitero.

E poi, se avessimo voluto a tutti i costi fare il rito cattolico, i figli, i parenti, i vicini non avrebbero avuto modo di esprimere la loro vicinanza alla famiglia, di far merito per la defunta.

Abbiamo celebrato la messa in casa e recitato del rosario: poi tutto e’ stato realizzato dalla gente del villaggio e dai monaci.

Io e un maestro ci siamo uniti a loro, ai cinque giorni di “festa” e il giorno del funerale abbiamo tirato il carro verso il cimitero.
Una delle figlie più volte mi ha chiesto: “orgoglioso, contento?” voleva dire: “contento di come trattiamo bene la sua fedele? facciamo bene le cose vero? facciamo anche per voi”.
Alla processione verso il cimitero in prima fila procedeva il monaco, seduto su un baldacchino, recitando le preghiere (“invita l’anima della defunta verso un luogo di pace” mi diceva una delle figlie). Seguiva la banda della scuola del villaggio. Poi un gruppo di monaci in numero dispari, alcuni nipotini ordinati “monaci davanti al fuoco” cioè per tre giorni, giusto per il funerale, poi alcune parenti vestite di bianco come le monache, infine noi tutti tirando una doppia fune che trascinava il carro.

 

 

 

 

 

 Immaginavo che il monaco recitasse, anche se in lingua e parole diverse,“venite angeli del Signore, accorrete santi del paradiso...”, che le trombe della banda ragazzi fossero le trombe degli angeli che davano l’avviso a S. Pietro di aprire le porte.

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine una girandola di fuochi artificiali salutò l’arrivo del fuoco, facendo della pira quasi un turibolo scoppiettante.

 

            Mentre tornavo a piedi sotto il sole cocente (il funerale deve essere realizzato subito dopo mezzogiorno) la figlia mi chiedeva ancora una volta con un sorriso di soddisfazione “Orgoglioso? contento?”.